Accesso agli atti di enti privati è legittimo quando insiste su attività di natura pubblicistica: il Consiglio di Stato accoglie le istanze dell’Ordine Avvocati
Con sentenza n. 2694 pubblicata il 20 marzo u.s., il Consiglio di Stato ha confermato il diritto dell’Ordine degli Avvocati di Roma ad accedere alla documentazione contrattuale con cui ASMEL (ente di diritto privato) ha concordato con Lexcapital (società benefit) condizioni contrattuali a favore dei propri associati aventi ad oggetto la gestione del loro contenzioso.
L’Ordine degli avvocati, infatti, volendo verificare il rispetto delle previsioni sul c.d. “equo compenso” a valere sui rapporti che Lexcapital avrebbe intrattenuto con gli enti associati di ASMEL in forza della convenzione, ne aveva invano richiesto l’ostensione, declinata con diniego tacito poi impugnato davanti ad TAR.
Il Consiglio di Stato, intervenuto su impugnativa di ASMEL, ha confermato che l’Ordine ha diritto ad accedere agli atti, posto che l’attività convenzionata tra ASMEL e Lexcapital ha una natura pubblicistica. Per accertare la natura pubblicistica dell’attività svolta, il Consiglio di Stato ha ricostruito l’oggetto del convenzionamento tra ASMEL e Lexcapital rilevando che la circostanza che i Comuni cedano i propri diritti ad una società di benefit che provvede alla gestione del contenzioso sulla base dello schema negoziale del “litigation funding” finalizzato a favorire l’accesso alla tutela giurisdizionale, deve necessariamente essere qualificata come attività di pubblico interesse: nella sostanza, infatti, mediante tale contratto atipico ed aleatorio un contraente della PA andrà a gestire il contenzioso quale cessionario dei diritti di pertinenza degli enti locali cedenti.
Sull’interesse diretto, concreto ed attuale che l’Ordine è tenuto a dimostrare come base della propria richiesta, il Consiglio di Stato ha evidenziato che l’esistenza di notizie di stampa concernenti la tutela giurisdizionale esercitata dalla società senza alcun onere economico a carico degli enti locali costituisce elemento di per sé idoneo a radicare la concretezza ed attualità dell’Ordine forense a richiedere l’ostensione degli atti; a riguardo, infatti, il Consiglio di Stato rammenta che la richiesta dell’Ordine trova motivazione nella tutela delle prescrizioni di legge concernenti le remunerazioni delle prestazioni professionali con equo compenso che potrebbero subire pregiudizi derivanti da accordi non conformi alla normativa di riferimento.
Alla luce di quanto ricostruito, il Consiglio di Stato ha ritenuto integrati i presupposti per l’ostensione dell’accordo quadro sottoscritto tra ASMEL e Lexcapital e ha rigettato le difese di ASMEL secondo cui l’ostensione avrebbe comportato il pericolo di rendere note le strategie commerciali della società stessa.
Tale condivisibile orientamento discende dalla ratio sottesa all’accesso agli atti ovvero quella di garantire la trasparenza sottesa all’attività amministrativa, nel rispetto dei principi di imparzialità e buon andamento dell’attività di pubblico interesse.