
RPCT e organizzazione dell’ente: l’importanza dei flussi informativi secondo la giurisprudenza
A cura di Rosalisa Lancia, Direttore Area Formazione e Consulenza di Legislazione Tecnica
Nel contesto della normativa anticorruzione per “flussi informativi” si intende l’insieme delle comunicazioni obbligatorie, strutturate e tempestive che gli uffici e i dirigenti devono garantire al RPCT. Mediante l’attivazione e il mantenimento di costanti flussi informativi, si consente al RPCT di monitorare i rischi corruttivi, elaborare proposte e verificare l’attuazione delle misure di prevenzione.
Parimenti, la normativa richiede l’attivazione di flussi di informazione dal RPCT verso l’organo di indirizzo e organi di controllo interno aventi ad oggetto l’esito dei controlli svolti e le valutazioni di conformità sul sistema di prevenzione della corruzione e della trasparenza; la trasmissione di tali informazioni costituisce la base della reportistica prodotta dal RPCT ed è normata dalle disposizioni di riferimento, quali -a titolo esemplificativo- l’art. 1, co. 14 L. 190/2012 in tema di relazione annuale del RPCT.
L’importanza di flussi informativi corretti, tempestivi e completi è argomento che ha investito anche la giurisprudenza e, con un’interessante pronuncia, il TAR Lazio (sent. n. 7797 del 2024) ha affrontato il tema del ruolo del RPCT e dell’importanza dei flussi informativi tra quest’ultimo e l’ente, attenzionando lo specifico di una ente locale che aveva impugnato due delibere adottate da ANAC in esito ad attività di vigilanza.
Fattispecie
In sede di vigilanza su una Regione, ANAC ha rilevato gravi criticità nel sistema anticorruzione; in particolare dalle valutazioni svolte dall’autorità è risultato che il RPCT fosse isolato ed escluso dai flussi informativi essenziali. Quale esito del procedimento ispettivo, ANAC ha raccomandato alla Regione di rafforzare il ruolo del RPCT garantendo poteri effettivi di interlocuzione e accesso alle informazioni.
Questioni giuridiche
Le delibere assunte da ANAC sono state impugnate dalla Regione che ha contestato all’autorità l’eccesso di potere nell’espletamento delle attività di vigilanza; nel merito, la Regione ha sostenuto che non spettasse al RPCT di partecipare ad alcuna decisione organizzativa (nel caso di specie la rotazione del personale) e che l’obiezione svolta circa la mancanza di risorse a supporto del RPCT e la mancanza di formalizzazione dei poteri del Responsabile fossero irrilevanti.
Decisione del TAR
In esito all’impugnativa, il TAR ha respinto il ricorso, confermando i poteri di vigilanza di ANAC e ha chiarito i seguenti principi, che si qualificano come importantissimi nella costruzione di un sistema di prevenzione della corruzione, ovvero:
- l’esclusione del RPCT dai canali informativi costituisce grave delegittimazione del suo ruolo;
- il RPCT deve poter partecipare, almeno in forma consultiva e propositiva, alle decisioni che incidono sulla prevenzione della corruzione;
- l’organo di indirizzo ha l’obbligo di garantire risorse e flussi di comunicazione stabili verso il RPCT.
Conclusioni
La giurisprudenza ha rafforzato grandemente l’importanza della corretta e tempestiva comunicazione internamente all’ente, sottolineando la funzione “conoscitiva” dei flussi informativi.
I flussi informativi, pertanto, assurgono a parte essenziale del sistema anticorruzione garantendone l’effettività.
A tale scopo:
- devono essere formalizzati mediante atti di organizzazione (delibere, regolamenti interni, ordini di Servizio);
- tra le materie oggetto di flussi informativi verso il RPCT devono essere inclusi i procedimenti disciplinari, i procedimenti penali, i procedimenti erariali, la mappatura di nuovi processi o nuove iniziative, le valutazioni e decisioni sulla rotazione ordinaria e straordinaria del personale.
Solo osservando le predette indicazioni, l’organo di indirizzo è in grado di garantire al RPCT un ruolo trasversale all’organizzazione, non marginale e non isolato.